Droni 2.0 – Evoluzione della classificazione dei droni
La maggior parte delle persone considera un drone per quello che è: un oggetto volante che fa fotografie e video. Per gli addetti ai lavori i droni si dividono un due categorie: droni commerciali e droni professionali, ovvero in base al criterio dell’uso.
I droni commerciali sono quelli che “normalmente” vengono utilizzati per svago (attività ludiche). Tuttavia, alcuni di questi – i famosi “trecentini” (droni il cui peso non supera i 300 grammi)-, vengono usati per alcune attività professionali come ispezioni, aerofotogrammetria, etc., poiché considerati da ENAC droni utilizzabili per lavoro in ogni scenario.
Per contro i droni professionali, sono quei droni normalmente utilizzati per svolgimento di attività professionali, nei campi dell’ingegneria, industria, agricoltura ed altro, per ispezioni, rilievi, sorveglianza, etc.
Il criterio dell’uso, poi è utilizzato da ENAC per classificare i droni in ambito normativo.
Ebbene ha ancora senso classificare i droni in professionali e commerciali?
Personalmente ritengo di no, in quanto anche il prossimo regolamento europeo sui droni, non considera più i droni sulla base dell’operatività (vedi articolo del Blog “Normativa droni: da ENAC verso EASA Parte 2 – Normativa EASA“), ma sulla base del rischio associato all’attività da svolgere.
Droni professionali e droni commerciali – una classificazione obsoleta
Il principio cardine del regolamento EASA sui droni, in vigore dal prossimo 01/01/2021, in contrapposizione al regolamento ENAC sui droni, si basa sul principio del rischio, come elemento trainante dei requisiti necessari per il drone e per il pilota, come sintetizzato nell’info-grafica:

Regolamento Droni ENAC Vs EASA – 4mydrone
In base dunque a questo principio è evidente che la classificazione di droni professionali droni commerciali viene totalmente a cadere in quanto anche ai droni commerciali vengono riconosciuti come possibili strumenti di lavoro.
Il payload: l’elemento chiave dei droni 2.0
Inoltre, a prescindere dal punto dei vista dei regolamenti sui droni (ENAC e EASA), appare evidente che ha più senso classificare i droni in relazione alla natura del payload. Infatti, non essendoci più una distinzione reale tra i droni in base all’operatività (vedasi droni ‘trecentini’ utilizzati per attività professionali), l’elemento chiave di distinzione appare quindi il payload, che è l’elemento più nobile che giustifica l’esistenza del drone.
Sulla base di questa semplice osservazione, è infatti possibile introdurre la classificazione droni 2.0 e suddividere i droni in:
- droni con payload built-in
- droni con payload plug-in.
I droni con payload built-in (ovvero gli ex doni commerciali), sono caratterizzati dal fatto che il payload è fabbricato (inserito in modo inamovibile) nel drone (es. videocamera, sensore termografico, camera multi spettro).
Per contro, per i droni con payload plug-in (ex droni professionali), il payload si aggiunge al drone, – con modalità sempre più semplici – in relazione all’attività da svolgere.

Droni 2.0 Info Grafica – 4mydrone
E’ abbastanza evidente quindi che al classificazione droni 2.0 (che 4mydrone si pregia di aver definito prima di chiunque altro), ha maggior senso ed è totalmente congruente con la prossima normativa europea sui droni EASA.
Conclusioni
L’evoluzione tecnologica ha sempre degli impatti, che bisogna governare. L’evoluzione dei droni, la possibilità di utilizzo in diversi ambiti indipendentemente dalle loro dimensioni, ma in base alle loro caratteristiche prestazionali, deve essere necessariamente governata. I droni 2.0 sono presenti e vanno considerati come tali una evoluzione dell’idea originaria di oggetti volanti capaci di fare fotografie.
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Nota relativa alle immagini: L’immagine di copertina è tratta da pixabay.com, libera libera per uso commerciali, senza richiesta di attribuzione. L’autore è Lee Rosario. Le immagini presenti nell post sono state realizzate da 4mydrone
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